Blog Ufficioso a cura di Papà Fox

lunedì 9 agosto 2010

"Padova ha quello che si merita ..."

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(nella foto da sx: Rino Pavanello, Eugenio Papa e Gianfranco Bernardi)

Dal Gazzettino di Padova

BASKET Terza puntata della nostra inchiesta sulla crisi della pallacanestro locale:
la parola a Gianfranco Bernardi, da sempre presidente della Virtus e mitico personaggio Gianfranco Bernardi è la persona che senza alcun dubbio incarna la "continuità" del basket padovano. Presidente della Virtus (affiancata in questi ultimi anni quale sponsor nominale dal marchio Broetto Costruzioni), in pratica da sempre. Da quando cioè, verso la metà degli anni ‘80, presidente dell'Interspar Sarmeola ne assunse la guida grazie a una fusione con la storica società di via Tadi (con Rino Pavanello, l'ex presidente di questa, rimasto da allora sempre fedelmente al suo fianco). Passando per gli splendori di metà anni '90: quando la prima squadra - dopo una fusione e il trasferimento a Vicenza - pareva volersi rincorrere con il Petrarca in promozioni dalla B2 alla A2; e quando il settore giovanile, grazie anche al suo personale legame con Pieraldo Celada allora "Re Mida" del mercato, sfornava giocatori a ciclo continuo (Cantarello, Busca, i fratelli Andrea ed Eddy Cagnin, Peruzzo, Volpato e Lazzaro). Fino al momento attuale: in cui, passata attraverso un fallimento e costretta a ripartire dai campionati provinciali, con la prima squadra è ora tornata in una categoria nazionale, la C Dilettanti; e a livello giovanile la Virtus, oltre a vantare il settore più vasto dell'intera provincia, è una delle tre società in Veneto - con Benetton e Reyer - che partecipano a tutti i campionati d'Eccellenza.
«Padova ha quello che si merita - sgombera subito il campo da equivoci -. Ancorata com'è alle tante invidie e cattiverie: senza una vera società leader, o almeno riconosciuta come tale, ma tante che si fanno la lotta e pensano solo a coltivare il loro "orticello". E tra l'altro ormai praticamente nessuno, vista la crisi generale, disposto a darti una mano. Anzi: perfino la stessa Federazione pare voler mettere i bastoni tra le ruote con sempre nuovi costi aggiuntivi, come quest'estate la nuova e costosa tracciatura dei campi anche nei campionati giovanili. Mi chiedo: Dino Meneghin è stato un grande giocatore, un simbolo che ispirava rispetto e simpatia, ma che competenze ha per essere un bravo presidente? Tornando alla situazione del basket locale invece, cito un semplice dato: all'epoca d'oro, tra A1 e A2, il Triveneto poteva contare nove squadre, ora invece sono appena tre (quattro con Verona che ha acquistato quest'estate i diritti di Lega2, ndr); con lo stesso Petrarca si rivaleggiava, grazie al sostegno di istituzioni e sponsor, ma c'era entusiasmo e sempre alla base il rispetto per le diverse competenze messe in campo. L'attuale prima squadra di Padova, invece, non fa pagare il biglietto nella speranza che qualcuno vada a vederla; non ha settore giovanile, e se ti viene a prendere i giovani, è solo per completare la sua rosa, magari chiedendo di "accordarsi" sul parametro».
Già, i parametri. C'è differenza dai "cartellini" di un tempo e conviene ancora investire nel settore giovanile? «Non scherziamo. I parametri, almeno come sono stati fissati oggi, sono semplicemente stupidi: 10 mila euro per un giocatore di A Dilettanti? All'epoca si potevano chiedere 35 milioni per il prestito di un giocatore di serie B; e con la vendita di alcuni giovani si potevano sanare i bilanci o fare previsioni di spesa maggiori. Fare del settore giovanile oggi è sempre più difficile, e praticamente, solo un costo: in gran parte si fa del servizio sociale poi, quando magari un ragazzo è davvero bravino, il genitore lo vuole subito portare via. Noi andiamo avanti per la nostra strada e continuiamo a farlo, grazie al sostegno di amici-sponsor, perché ci piace e perché c'è una tradizione: controlliamo oggi circa mille ragazzi, tutti nostri o di società collegate senza cioè "andare a prendere" nessuno; ho i migliori allenatori di Padova che se ne occupano; come dice il mio responsabile tecnico (Massimo Caiolo, ndr), si sta anche cercando di cambiare la mentalità dei ragazzi, educandoli che solo il lavoro in palestra alla fine paga. L'obiettivo, dopo averne già portato qualcuno, è quello di arrivare ad avere la nostra prima squadra formata per almeno il 50 per cento da giocatori del vivaio. Certo: se poi arrivasse un grosso sponsor, come se concentrassimo tutte le risorse solo sulla prima squadra, anche alla luce dell'esperienza maturata in due anni potremmo salire in serie A Dilettanti».

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